L'apertura dell'ultimo quadrimestre dell'anno porta con sé significative informazioni riguardanti lo stato attuale del mercato dell'arte, rendendo essenziale l'analisi di tali dati seguendo uno specifico calendario. Dopo le prestigiose fiere di ottobre come Frieze e Paris+ par Art Basel, si sono susseguite importanti aste organizzate dalle principali case d'aste, creando così un incontro tra il mercato primario e secondario in due delle capitali artistiche più rilevanti.
Dopo aver esaminato attentamente la situazione a Londra nel nostro articolo precedente (disponibile al seguente link), è giunto il momento di effettuare un confronto tra le dinamiche di mercato delle due città.
È evidente come l'attenzione delle case d'aste e dei collezionisti, compresi i third-party garantees, stia crescendo in modo progressivo nei confronti di Parigi, che ha conquistato da anni non solo l'interesse dell'arte italiana (prima di casa a Londra) ma anche quello dei collezionisti americani. Sebbene sia possibile constatare come il fatturato combinato delle due serie di ottobre a Londra e Parigi sia stato di 348 milioni di sterline, con una modesta crescita del 3% rispetto all'anno precedente, è importante notare che sono emerse tendenze contrastanti in ciascuna città.
Londra ha infatti subito una contrazione del 18%, passando da 233 milioni di sterline nell'ottobre 2022 a 192 milioni di sterline nel 2023, mentre le vendite a Parigi hanno registrato un notevole aumento del 46%, salendo da 106 milioni di sterline nell'ottobre 2022 a 166 milioni di sterline nel 2023. Questi dati evidenziano chiaramente dinamiche divergenti tra le due capitali, delineando uno scenario in cui il mercato artistico parigino sta vivendo una fase di crescita significativa, a differenza di quello londinese che sta attraversando una fase di contrazione.
Analizzando quindi i dati forniti da Christie’s e Sotheby’s nel grafico ad inizio pagina è evidente come dal 2017, e cioè all’indomani della Brexit, i fari si siano accesi sulla sede francese della casa d’asta che, però, non era ancora riuscita a raggiungere i risultati della sorella inglese. Fino ad oggi.
Dopo aver scongiurato un pericoloso rialzo dell’IVA sulla compravendita di opere d’arte la Francia è così giunta ad un totale rinnovamento favorito anche dalla fiera Paris+, che ha completamente sostituito la FIAC. Sebbene le vendite in fiera siano risultate lente e opere di particolare pregio siano poi rimaste invendute, la grande affluenza ha permesso significative interazioni secondo quanto riportato dai galleristi, che promuovono quindi l’evento. La fiera parigina conferma così quanto già visto a Londra: un nuovo approccio al collezionare cammina tra gli stand delle fiere. Il collezionista si mostra più attento, riflessivo e potrebbe aver bisogno di diverso tempo (e di un diverso prezzo…) per poter decidere di effettuare un acquisto.
La stessa cadenza lenta ha caratterizzato anche le aste serali: nonostante un'alta percentuale di vendite rispetto alle opere proposte, ben oltre l'80%, la mancanza di competizione in sala ha impedito di superare le aspettative delle stime massime proposte dalle case d'aste.
Joan Miro con "Peinture (Femmes, lune, étoiles)" venduto per 27,9 milioni di dollari da Christie's, Magritte con "La valse hésitation" che ha raggiunto i 11,8 milioni di dollari presso Sotheby's, e infine François-Xavier Lalanne con "Rhinocrétaire" venduto per 19,4 milioni di dollari sempre da Christie's, sono stati i Top Lot di questa sessione parigina. Bene anche Tacredi che, nella notte di Thinking Italian, ha ottenuto 730mila euro con il suo "Omaggio a Debussy".
In termini di qualità e proposte sembra quindi che le due fiere stiano tendendo sempre più a equivalersi. Tuttavia, la sfida nel mercato secondario durante le aste sembra essere più aperta. Nonostante questa complessa situazione, sorge la domanda sul ruolo che potrà avere Basilea, la storica casa di Art Basel, nel prossimo futuro.